Trent’anni sono pochi o
sono tanti? Se lo chiedete a Samuele
Briacca la risposta potrebbe essere “dipende”. Entrato in Guffanti il 13
dicembre 2021, Samuele è infatti a tutti gli effetti una delle “nuove leve”
dell’azienda. Ovvero una delle tante persone che fanno parte a pieno titolo
della trasformazione generazionale cominciata sotto la spinta del Superbonus e
che ora, affiancate dai “veterani”, stanno guidando il gruppo verso una nuova
fase della sua storia. E però, allo stesso tempo, 30 anni non sono proprio
pochissimi per il mondo del lavoro. Per Samuele, infatti, Guffanti non è stata
la prima esperienza professionale. Prima ce ne sono state altre. Tutte finite
troppo presto, e in qualche caso anche male.
“La scelta di Guffanti è stata semplice - ci ha raccontato durante la divertente chiacchierata fatta per GPeople, il progetto dedicato a far emergere le storie e i racconti delle persone che vivono il mondo Guffanti - Dopo alcune esperienze avute con datori di lavoro discutibili, avevo davanti a me la possibilità di lavorare per un gruppo solido, grande, serio, conosciuto e apprezzato sul territorio.
E poi l’ho scelta anche per come mi è stata presentata da un amico che già lavorava in Guffanti e che me ne ha parlato molto bene”. Poche sorprese, quindi, muovendo i primi passi in azienda. “Ricordo che ero meno emozionato e più concentrato a capire come funzionassero le cose qui dentro. Venivo da aziende piccole e questa mi sembrava un’azienda molto grande, quindi molto articolata, molto complessa. E oltre a tutto questo, l’altra grande preoccupazione era di essere considerato un numero”.
Quasi tre anni dopo,
però, Samuele riconosce che questo timore non aveva ragione di esistere. “Ovvio, per volumi e dimensioni Guffanti
resta un’azienda grande, ma a differenza delle grandi conserva molti dei
vantaggi che hanno le piccole. Come il rapporto diretto e informale tra le
persone, il contatto diretto tra gli uffici, il fatto di non sentirsi un numero
appunto, e la possibilità di poter contare sui colleghi.
Cose che nelle grandi aziende non sempre avvengono e, se avvengono, non con questa facilità. Poi il fatto di far parte del gruppo dei ‘nuovi’, che è un gruppo molto nutrito, è stato senza dubbio un vantaggio anche in questo senso. Perché c’è un po’ la sensazione che con il nostro ingresso l’azienda stia cambiando”. Per diventare “cosa”? “Ah, non lo so - scoppia a ridere - non lo chiedete a me! Io ho zero immaginazione!! Però vedo che gli investimenti in digitalizzazione aumentano e questo è senz’altro un bene per velocizzare molti processi e lavorare su cose più stimolanti”. A proposito di lavoro, in tre anni quello di Samuele ha fatto in tempo a cambiare più volte.
“Sono entrato con il Superbonus e, come quasi tutti in quel momento, sono stato inserito nell’ufficio Superbonus. Poi ho avuto la possibilità di essere trasferito all’Ufficio Produzione e da allora mi occupo di approvigionamento materiali per i cantieri e dei bisogni delle unità immobiliari al termine dei contratti di locazione. Una svolta: perché ho sempre preferito il cantiere ai computi metrici - ride di nuovo - E questo è un altro vantaggio che vedo in Guffanti: che pur rimanendo molto ‘familiare’, qui puoi differenziare molto le attività che svolgi ogni giorno. E questo è un bene, perché altrimenti alla lunga diventerebbe tutto troppo monotono”. Non solo le attività, poi. Anche le persone hanno aiutato Samuele a rendere il suo lavoro meno… monotono.
Come le colleghe e i colleghi della produzione, ad esempio. “Persone e professionisti di grande valore che non si tirano mai indietro se c’è da dirti come la pensano e darti una mano. Ma sanno anche farti incazzare come una bestia! - ride ancora - Come ogni tanto mi succede con colleghi che rispetto e che apprezzo, tipo Andrea Bocchi!” Ma ci sono anche quelli a cui dire grazie.
“Damiano Colombo è senza dubbio uno di loro - torna serio Samuele - il mio ‘grazie’ è per lui. Perché è ed è
stato un supporto prezioso non solo per me, ma per tanti di noi. Conosce bene
il lavoro e conosce bene l’azienda. E quando c’è bisogno, lui c’è”.