Se cercate colpi a
effetto, frasi enfatizzate soltanto per il gusto di impressionarvi, o altre
manifestazioni di protagonismo inutile, questa non è l’intervista giusta per
voi. E non lo è, non tanto perché non potrebbe esserlo, visto che dall’altra
parte c’è un giovane; ma perché quel giovane è Emanuele Di Blasi. Ventitré anni il prossimo gennaio (il 16,
ricordiamocelo!), Emanuele è infatti quel tipo di ragazzo che, per semplificare
parlandone con qualcuno, potremmo definire “con la testa sulle spalle”. Ma forse
sarebbe più giusto dire “con le mani in pasta”, vista la singolare passione di
riparare dispositivi elettronici (telefoni cellulari, stampanti e altri
gingilli tecnologici) che lo ha portato a scegliere come base dei suoi studi la
scuola di informatica di Saronno. Prima, c’era stata una brevissima parentesi
da elettricista.
Poi, l’approdo in Guffanti. Luglio 2020, piena ondata Superbonus: è lì che inizia la storia di Emanuele in Guffanti. “Prima di entrare qui avevo conosciuto solo piccole realtà - ci racconta nella bella chiacchierata che ci ha concesso per il progetto GPeople - e ricordo che il primo giorno nell’Ufficio Superbonus mi hanno impressionato due cose: il numero di persone con cui avrei lavorato e il fatto che avrei avuto una scrivania e un computer ‘miei’. La sensazione era di aver messo piede in un ambiente molto più organizzato di quanto non mi fosse mai capitato prima”.
Oggi Emanuele è una delle tre risorse impiegate nell’ufficio CED di Guffanti. Un ruolo che gli consente di osservare e vivere l’evoluzione dell’azienda da un’angolazione particolarmente interessante. Lo capiamo perché quando gli chiediamo di raccontarci quali parole userebbe per descrivere all’esterno il lavoro in Guffanti, un sorriso gli si allarga sul volto come di uno che sa bene da dove cominciare. Come se davanti non avesse il racconto di un’azienda, appunto, ma la scheda elettronica di uno di quegli arnesi elettronici di cui sopra.
“Per raccontare Guffanti direi una cosa molto semplice - taglia corto Emanuele - Direi che è un’azienda che come tutte ha pregi e ha difetti, ma che in più alle altre ha una cosa che secondo me è molto rara. Ed è la possibilità che offre ai giovani di esprimersi, di mettersi in gioco e di imparare il mestiere. Insomma, è un’azienda che crede nei giovani, ma ci crede veramente: non come avviene altrove dove i profili più inesperti vengono assunti per poi essere sottopagati. In Guffanti siamo in tanti ad avere tra i 20 e i 30 anni, e abbiamo tutti più o meno gli stessi compiti dei colleghi più esperti. Ma oltre che gli stessi compiti, abbiamo anche lo stesso stipendio.”
Mentre descrive questo tema della relazione tra le figure più esperte e quelle più giovani, un aspetto che in Guffanti è ancora più evidente dai tempi del Superbonus, Emanuele sembra trovare altri elementi con cui integrare la sua riflessione. Per parlarne, usa sé stesso come esempio. Il tema è quello dei consigli, ma più in generale del rapporto che si crea all’interno dell’azienda tra le persone che lavorano in Guffanti. “Ne ho ricevuti molti in questi tre anni (di consigli, ndr), e forse quelli che mi sono stati più utili hanno riguardato il rapporto con i colleghi e le colleghe."
Ad esempio, io non sono uno molto espansivo - ci racconta - e dovevo capire l’importanza di comunicare di più con gli altri. Perché aiuta sempre. Chiedere un parere, farti dare una visione diversa dalla tua, è sempre importante: anche se non ce n’è davvero bisogno. Perché chiedere significa aprirsi ad altri modi di vedere le cose. E soprattutto, avvicina le persone. Ma quando sei giovane, ed entri in un’azienda grande come questa, non è sempre facile capire cosa è giusto e cosa no, se non hai qualcuno che te lo spieghi. In Guffanti queste persone esistono, sono i nostri tutor. Cioè colleghi più esperti che ci affiancano nei primi mesi o, a seconda dei ruoli, anche nei primi anni della nostra attività”. Ma può capitare anche che questi tutor non siano dei colleghi nel senso proprio del termine.
Oltre agli assunti diretti, infatti, Guffanti può contare anche su una galassia di decine di collaboratori e consulenti esterni. Professionisti dalle competenze le più diverse che concorrono, però, anche quelle, al raggiungimento degli obiettivi di business che l’azienda si pone ogni anno. “Il mio tutor è uno di loro - ci racconta Emanuele - ed è la persona a cui devo il mio ‘Grazie’ più grande. È Riccardo Broglio, collega ‘esterno’ dell’ufficio CED. A lui mi lega un bel rapporto professionale. E sono sicuro che se non avessimo avuto tanti anni di differenza, e vite diverse, saremmo stati grandi amici anche al di fuori del contesto lavorativo. Anche per questo sono grato a Guffanti: perché è bello quando l’azienda per cui lavori ti regala persone così”. Ve lo avevamo detto all’inizio: niente colpi a effetto. Solo la semplicità delle piccole, grandi cose di tutti i giorni.