Chissà se quel giorno del maggio del 2007 Daniela
Grisoni immaginava che diciotto anni più tardi si sarebbe trovata a
descrivere le sensazioni di quel momento durante un’intervista.
La circostanza, in ogni caso, sembra divertirla. E
il racconto che ci regala del suo primo giorno di lavoro in Guffanti, che
coincide con il suo primo giorno di lavoro in assoluto, è una simpatica
mescolanza di dolcezza e nostalgia. Ma quella buona
“Ero abbastanza disorientata - ci racconta Daniela - Avevo appena finito le scuole e quel giorno entravo per la prima volta nel mondo del lavoro. Non avevo idea di cosa aspettarmi dal lavoro che avrei fatto, sapevo poco dell’azienda e ancora meno dell’ambiente che avrei avuto intorno. Diciotto anni dopo posso dire però che è stato un viaggio incredibile: ho visto questa azienda crescere, trasformarsi e cambiare tante volte nel corso del tempo. Un po’ come sta succedendo anche adesso”.
Daniela introduce quasi
subito, con le sue parole, uno dei temi su cui ruoterà buona parte della nostra
chiacchierata: l’evoluzione di Guffanti nel tempo. Un tempo che Daniela ha
passato a vedere scorrere la vita di questa impresa attraverso i numeri delle
tante, tantissime fatture che le sono passate tra le mani nei suoi diciotto
anni tra i colleghi dell’interno dell’ufficio amministrazione.
Fatture di affitti, di
vendite, di fornitori, e poi è arrivato il Superbonus. Il vero e proprio
“momento cerniera” della recente storia di Guffanti. Una storia che racconto
dopo racconto sembra cambiare, restando però in fondo sempre la stessa.
“Chi arriva oggi trova una Guffanti decisamente più ‘smart’ rispetto a dieci anni fa - chiarisce Daniela - Trova un’impresa molto più tecnologica, sicuramente più dinamica, che non vuole stare ferma e soprattutto in grado di rinnovarsi cogliendo lo spunto da tanti fattori, sia interni che esterni. Una cosa però non è mai cambiata, e qui davvero parlo per esperienza diretta: è il rapporto tra le persone. Oggi, proprio come diciotto anni fa, quando sono entrata io, questa azienda ha nelle sue persone un grande valore: perché sono persone sempre disposte ad aiutarsi se c’è bisogno, a sostenersi e quando serve anche a trasferire quello che sanno del proprio mestiere. Lo vedo con i tanti giovani che proprio con il Superbonus sono entrati a far parte della squadra. Ma chi entra deve metterci un po’ del suo”. Le chiediamo di spiegarci cosa intende per ‘metterci del suo’. “Per fare bene in Guffanti bisogna essere persone attente, dalla mentalità aperta e sempre pronte a mettersi in gioco. Ma anche disposte a spingersi sempre un po’ più in là delle proprie competenze e soprattutto dei propri compiti”.
In cambio, come contropartita per un impegno di questo tipo, la
promessa per chi entra sembra essere qualcosa che ripaga molto di più di una
semplice esperienza professionale.
State a sentire. “In questi anni mi sono legata a moltissimi colleghi e colleghe
dell’azienda - aggiunge Daniela -, non
soltanto dell’ufficio amministrazione. Per me questo gruppo è davvero una
famiglia, e giuro che non è il classico modo di dire. Con alcuni di loro, che
hanno preso nel frattempo altre strade e fatto scelte diverse dalle mie, sono
ancora molto legata. Ecco, questo è un valore che è giusto riconoscere
all’ambiente Guffanti, perché fuori da qui non è così scontato. Non è così
ovunque. Se poi, oltre ad aiutarci di più, come già facciamo, imparassimo anche
a comunicare un po’ meglio tra di noi, intendo tra i diversi uffici, senza mai
dare nulla per scontato, sono sicura che sarebbe ancora meglio. Perché quel
legame, già forte, sarebbe ancora più forte di com’è”.