Nel business si dice spesso che se una cosa
non la puoi misurare non la puoi migliorare. Ed è un principio talmente valido
in economia che abbraccia ogni ambito della vita d'impresa. A cominciare dal
benessere delle persone: l’aspetto che più di ogni altro promette di avere un
impatto, in futuro, sulla competitività delle stesse organizzazioni.
E proprio da questa riflessione siamo partiti
per analizzare l’evoluzione del nostro piano di welfare aziendale, a circa un
anno dal lancio ufficiale della sperimentazione. L’obiettivo era - e resta -
quello di sempre: migliorare, attraverso una conoscenza più approfondita, la
qualità della vita dei nostri collaboratori. Dentro e fuori l’ambiente di
lavoro.
Ci siamo quindi letteralmente messi sulle
tracce della nostre persone e basandoci su un’analisi aggregata (quindi
anonima) delle loro abitudini sull’utilizzo del credito welfare abbiamo avviato
questo censimento. Più semplicemente, volevamo capire quali fossero i servizi
più apprezzati, quelli meno utilizzati o quelli più difficilmente accessibili
tra i tanti messi a disposizione. Per riuscire a mappare con più accuratezza il
perimetro dei bisogni e delle necessità loro e delle loro rispettive famiglie.
Il primo dato che ci è stato restituito
dall’analisi dei dati riguarda l’effettivo utilizzo del credito welfare da
parte delle nostre persone. Ed è importante ribadire, a questo punto, in cosa
consiste il piano welfare introdotto in Guffanti a inizio 2023.
Non avendo mai sperimentato prima nulla di
così strutturato, abbiamo fin da subito cercato di non disperdere risorse e di
concentrarci sugli aspetti essenziali di un piano welfare. Scegliendo quindi di
orientare la nostra sperimentazione in sole due direzioni:
●
l’accesso a specifici prodotti
assicurativi;
●
un credito welfare per l’acquisto
di beni, servizi e prestazioni.
Ed è soprattutto l’analisi sull’utilizzo di
questo credito economico, che si somma alla normale retribuzione mensile, a
offrirci il primo elemento interessante: ai nostri collaboratori il welfare
piace, eccome. Numeri alla mano, vediamo adesso in che modo.
Grazie ai dati raccolti in forma aggregata con
il contributo del nostro welfare provider (la società che materialmente eroga i
beni e i servizi alle nostre persone attraverso una specifica piattaforma
digitale), sappiamo ad esempio che circa 1 persona su 4, ovvero il 21,5% dei
collaboratori Guffanti, ha utilizzato il 100% del credito a sua disposizione.
Una percentuale che a occhi inesperti potrebbe
non entusiasmare, ma che invece è estremamente positiva, soprattutto se letta alla luce delle difficoltà che incontrano le
aziende quando si tratta di fare in modo che le proprie persone sfruttino
appieno il credito a loro disposizione.
E le buone notizie non finiscono qui. Perché
ai collaboratori che “hanno fatto il pieno di welfare” si aggiungono i tanti
colleghi che fin qui hanno sfruttato il credito per “Più del 75%” e “Dal 50% al
75%”. Che sono, rispettivamente, il 17,6% e il 25,4%. Sommando tra loro questi
tre dati, quindi, otteniamo una percentuale a dir poco incoraggiante per essere
un’iniziativa al suo primo anno di vita. Significa infatti che il 64,5% dei
nostri collaboratori beneficia di una quota di credito welfare che va dal 50 al
100% del totale. Ancora una volta, lasciatecelo dire: niente male!
Per chiudere il quadro, solo il 13,7% delle
nostre persone ha speso “Meno del 25%” del totale del credito welfare a
disposizione. Mentre il 21,5% rientra nella forbice di coloro che hanno
sfruttato il credito “Dal 25 al 49%”. Numeri su cui certamente dobbiamo
riflettere e che rappresentano senz’altro il punto di partenza di ciò che va
migliorato. Ma intanto, godiamoci questi risultati.
Ricapitolando:
●
100% del credito : 21,5%
●
Più del 75% : 17,6%
●
Dal 50 al 75% : 25,4%
●
Dal 25 al 49% : 21,5%
●
Meno del 25% : 13,7%
A questo punto la domanda potrebbe essere: ora
che conosciamo quanto credito welfare
viene effettivamente utilizzato, come
viene speso, poi, dai collaboratori e dalle collaboratrici Guffanti?
Anche qui, i dati che siamo riusciti ad
estrarre in maniera aggregata (sappiamo cioè cosa è stato scelto, ma non chi
ha scelto cosa) ci raccontano di un piano welfare utilizzato dalle nostre
persone soprattutto per contrastare gli
effetti del carovita. L’inflazione è stata senza dubbio l’elemento che ha
colpito di più persone e famiglie in Italia negli ultimi tempi, non stupisce
quindi che questo credito extra le nostre persone abbiano deciso di spenderlo
per allentare un po’ la morsa e dare un po’ di sostegno al proprio reddito.
Ma anche su questo versante non mancano le buone notizie. Vediamo perché, nel dettaglio:
● Buoni supermercato: 28%
● Buoni carburante: 28%
● Viaggi e divertimento: 15%
● Altri buoni digitali: 14%
● Previdenza: 6%
● Sport e wellnes: 4%
● Rimborso spese scuola primaria: 2%
● Rimborso spese Università / Master: 1%
● Cultura e formazione: 1%
● Voucher sanitari: 1%
Insomma, i voucher per coprire le “spese vive” sono stati i più utilizzati (ripetiamo: senza troppe sorprese visto il periodo), eppure incoraggia non poco la percentuale di chi ha scelto di cogliere la funzione “sociale” di questo piano welfare.
In particolare, piace vedere che il 15% delle nostre persone abbia investito una parte del proprio credito per “viaggi e divertimento”. Un dato significativo, che se sommato al 4% di chi ne ha fatto un uso ricreativo in “sport e wellness”, e a quell’1% che ha scelto di investire in “cultura e formazione”, ci porta rapidamente a quota 20%. Niente affatto trascurabile.
Tirate dunque le somme, e spiegate tutte le
eccezioni del caso, per questo primo anno di sperimentazione del nostro piano
welfare possiamo dirci più che soddisfatti.
È ovvio che in Guffanti il benessere dei
nostri collaboratori è sempre in cantiere, e quindi al netto delle
soddisfazioni pensiamo già a quali potrebbero essere i correttivi da apportare
a questa sperimentazione. L’impegno, dunque, è quello di migliorare l’offerta
di beni e servizi, stimolando in quest’ottica anche il partner
nell’individuazione di soluzioni che rispondano più efficacemente ai bisogni
della popolazione aziendale.
Sul fronte obiettivi futuri, le attenzioni
saranno rivolte a consolidare e anzi aumentare la percentuale di chi ha
sfruttato il 100% del credito. Un primo passo in questa direzione può essere
riflettere sulla quota di collaboratori che ha già utilizzato più del cinquanta
per cento, o addirittura più del 75%, e ha già abbondantemente sperimentato i
vantaggi di questa attenzione dell’azienda nei loro confronti. Ma l’attenzione
non può mancare - e non mancherà - anche verso quei colleghi e quelle colleghe
che hanno sfruttato solo parzialmente gli investimenti rivolti al loro
benessere. Perché ne colgano presto l’importanza.
E infine aumenteremo la comunicazione,
introducendo anche delle “pillole di benessere” nella nostra strategia di
comunicazione interna. Una piena consapevolezza è in fondo sempre il primo
passo nella giusta direzione. Perché se è vero che una cosa che non si può
misurare non si può migliorare, è vero anche che non si può pensare di misurare
quello che non si conosce.