Cosa vuol dire,
esattamente, GPeople? A questa
domanda, che vi poniamo soltanto adesso, a più di un anno dal lancio del
progetto, è importante provare a dare una risposta. E lo è soprattutto ora che
state per conoscere una storia diversa da tutte le
altre raccolte fino ad oggi.
Perché a parlare con
noi, stavolta, a raccontarci la “sua” Guffanti, è Radi Jawad.
Radi è un architetto e da quattro anni collabora da
libero professionista con il nostro ufficio progettazione. Con lui apriamo
formalmente la porta di questo progetto anche ai tanti partner e
liberi professionisti che, anche se non fanno parte del nostro organico
aziendale, sono a tutti gli effetti delle risorse imprescindibili per il nostro
gruppo. Altrove si direbbe che collaborano con noi da “esterni”, ma “esterno”,
come vedrete, proprio non si addice alla storia di Radi.
«Collaboro con Guffanti dal 21 luglio del 2021 e da quel giorno non c’è
stato un solo momento in cui ho sentito una differenza tra me e le persone con
cui lavoro - ci racconta - E forse è proprio questo il motivo per cui non mi
sono mai sentito un esterno: quando trascorri tanto tempo insieme a delle
persone che stimi, facendo un lavoro che ti piace, non pensi alla ‘forma” in
cui lo fai. Pensi a stare bene e a fare bene quello che fai. Per tornare a
casa, la sera, da tua moglie e tua figlia, contento di quello che hai fatto e
di come lo hai fatto».
Provando a semplificare al massimo, Radi si occupa
per conto di Guffanti di “trasformare” i disegni commerciali, realizzati
dall’ufficio tecnico, in disegni “esecutivi”. Cioè in quei disegni “in scala”
che servono a tradurre concretamente alle persone che lavorano in cantiere
quello che altri hanno immaginato prima, sulla carta.
«All’inizio supportavo l’ufficio Superbonus - ci ha raccontato - poi le
attività sono cambiate, il lavoro per il Superbonus è diminuito, le mansioni
riconvertite, ed ora mi occupo dei progetti esecutivi. Sembrerà retorica, ma io
qui mi sento davvero in famiglia. C’è il responsabile dell’ufficio tecnico che
determina le attività e stabilisce le priorità, ma poi il lavoro su base
quotidiana, settimanale e mensile me lo organizzo da solo. A inizio settimana
faccio una pianificazione delle attività, dividendole per priorità e secondo il
tempo che ho a disposizione per farle. Così in ogni momento conosco sempre a
che punto dell’organizzazione mi trovo e su cosa devo accelerare in base alle
esigenze del momento».
Quando gli facciamo notare che sembra
un’organizzazione più militare che aziendale, lui annuisce e sorride, ma non
perde di vista l’obiettivo del suo ragionamento: «Eh, lo so - ammette - Anche se non ho mai fatto un corso di project
management alla prima opportunità vorrei farlo perché questa cosa dell’organizzazione
del lavoro mi appassiona. E perché c’è sempre modo di migliorarsi». Radi
ripete più volte nel corso della nostra chiacchierata che “il lavoro non gli
pesa”.
E più ne parla, più abbiamo l’impressione che molto dipenda dal clima
che respira mentre lavora. Allora lo interrompiamo e condividiamo con lui
questa riflessione.
«Assolutamente sì - ci
dice -
il mio lavoro a fine giornata si fa sentire, eppure non mi pesa. Perché
il clima aziendale, ma anche il rapporto con i collaboratori e con la dirigenza
di Guffanti lo rendono meno pesante. Com’è che si dice? Fai un lavoro che ti
piace e non lavorerai un giorno della tua vita. Ecco, per me è proprio così.»
Con un presente così chiaro davanti, chiediamo allora a Radi di condividere con
noi le sue impressioni sul futuro. Qual è, in sostanza, la sua profezia, ora
che il gruppo attraversa una fase di profonda
trasformazione generazionale, con più della metà delle persone
entrate negli ultimi cinque anni.
«Penso che Guffanti abbia trovato il modo di raggiungere un equilibrio
perfetto tra tradizione e innovazione - spiega - perché man mano che gli anni passeranno le persone che sono dentro oggi
acquisiranno competenze nuove e però nel frattempo assorbiranno il sapere e la
cultura aziendale che gli trasferiranno i colleghi più anziani ed esperti. Gli
stessi che intanto, un po’ alla volta, andranno in pensione. Così, in questo
modo, ci sarà sempre un ricircolo tra esperienza e nuove energie».
Anche
con i professionisti esterni come lui sta avvenendo questo travaso di
competenze, gli chiediamo? Risposta: «Certo.
Qui il sapere si tramanda da molto prima che io iniziassi a collaborare con
questa azienda. Lo so perché ho conosciuto colleghi che ora hanno intrapreso
altre strade che lo hanno fatto con me quando ho iniziato la mia
collaborazione, ma anche prima di me con altri colleghi. E lo fa tuttora il
responsabile dell’ufficio tecnico “esecutivi”, Fabio Sordelli, grazie al quale
sto crescendo e imparando moltissimo. È a lui che devo uno tra i consigli più
preziosi che ho imparato da quando collaboro con Guffanti: se una cosa si è
sempre fatta così, non vuol dire che quello sia il modo migliore per farlo
anche stavolta. Un invito a pensare fuori dagli schemi precostituiti che mi è
stato molto utile».
La nostra chiacchierata si avvia alla fine, ma Radi trova il modo di sorprenderci un’ultima volta, prima di salutarci. Lo fa alla sua maniera: con quel misto di educazione e fermezza che evidentemente gli deriva dalle origini libanesi. «Potrei ringraziare ancora un’altra persona? - ci chiede quando siamo quasi ai saluti: glielo accordiamo - Non posso chiudere senza ringraziare Raffaele La Donna, una delle persone con cui ho legato di più in questa azienda e che mi ha aiutato a capire quello che dicevo prima. Cioè a rendermi conto di quanto anche le persone siano importanti per fare del tuo lavoro un bel lavoro.» Ma avevamo iniziato questa intervista con una domanda. Ecco la risposta.